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La radio, medium affascinate e multiforme, è da sempre uno degli strumenti fondamentali per la creazione, comunicazione e diffusione della cultura, sia essa sotto forma di musica, informazione, attualità, arte, politica o qualsiasi altra tipologia di contenuto di senso.
Negli ultimi decenni, e con intensità crescente nell’ultimo quinquennio, si è assistito a una crescita importante dell’insofferenza di una certa fascia di audience nei confronti del meccanismo della cosiddetta heavy rotation.
In Italia, sebbene qualcosa si stia già muovendo – un esempio su tutti, ‘Casa Bertallot’ -, si constata facilmente come tutti i maggiori network radiofonici siano caratterizzati dalla prepotente presenza di un numero ristretto di tracce che monopolizza la stragrande maggioranza delle fasce giornaliere di ascolto.
In particolare, i programmi che osano proporre musica elettronica capace di andare oltre le tracce più marcatamente mainstream sono realmente pochi. Per non scatenare inutili discussioni del tipo “hai dimenticato questo o quello!” non farò alcun nome, tuttavia qualsiasi appassionato, anche se ha sicuramente qualche programma a cui fa ciecamente riferimento, sa perfettamente quanto sia difficile che la musica elettronica meno immediata, pop-olare e “ignorante” trovi spazio sulle frequenze FM.
A questo proposito penso sia però fondamentale non dimenticare la presenza delle Radio Universitarie che, essendo create “da giovani per giovani” e potendo chiamarsi fuori da logiche commerciali e di profitto (chi collabora con queste realtà sono per la maggior parte volontari non pagati), possono permettersi di trasmettere un certo tipo di cultura che, in altre sedi, non troverebbe spazio.
Non si deve fare l’errore di associare questa maggior libertà a una minor professionalità o cura del prodotto radiofonico finito.
Alcuni rappresentanti delle 26 radio universitarie del nostro Paese, che lo scorso fine settimana si sono incontrati a Milano al ‘FRU 2015’, il Festival delle Radio Universitarie italiane, hanno infatti dimostrato di poter rivaleggiare alla pari con i professionisti delle ben più blasonate radio FM attirando così l’attenzione di network come M2o, Radio Deejay e Radio Italia.
Se siete studenti universitari, in qualsiasi zona del nostro paese, e avete il forte desiderio di creare contenuto culturali – siano essi musicali o di qualsiasi altro tipo – che altrove non hanno spazio, questa è la vostra grandissima occasione. In alcuni Atenei la concorrenza è davvero spietata, in altri la facilità di entrarvi è maggiore, ma le radio universitarie – che, per la maggior parte, trasmettono solo via web data l’impossibilità di affrontare l’ingente spesa dell’acquisto di una frequenza nell’etere – sono una realtà in forte espansione che può sia fornirvi gli strumenti per porre le basi di una futura carriera nel settore della radiofonia, editoria e della comunicazione sia per mettervi alla prova nella creazione e promozione di programmi, format e contenuti innovativi, freschi e senza quei limiti che caratterizzano le grandi realtà del settore.
E quale maggior soddisfazione nel creare e gestire, per esempio, un programma di musica e cultura elettronica tutto vostro in cui sfoggiare le vostre abilità, il vostro background e la vostra passione?
Meno lamentele all’italiana e più azione! Per scoprire la web radio universitaria del tuo Ateneo clicca qui.
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